0f5d33268eaf4437a92df348787eb438 Assemblea Italia: Gestire le catastrofi naturali con la finanza si può!

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martedì 17 gennaio 2012

Gestire le catastrofi naturali con la finanza si può!



Negli ultimi decenni, soprattutto in seguito alle calamità naturali che hanno scosso varie parti del mondo, emerge il problema della gestione del rischi legati alle catastrofi.

Questi rischi,  sono caratterizzati   da   una   scarsa   frequenza   e   da   un notevole   impatto,   legati   a  fenomeni   antropici   e     naturali   che   si manifestano   talvolta   con conseguenze   disastrose;  l’impatto ambientale, sociale ed economico è tale da rendere insostenibili per le imprese di assicurazione i costi di risarcimento anche ricorrendo alle riassicurazioni e alle coassicurazioni. Questa è la ragione per cui, in Italia e in tanti altri paesi, le compagnie di assicurazione non hanno mai stipulato contratti che coprono questi rischi.  

Il nostro Paese pur essendo uno dei maggiori stati industrializzati ad elevato rischio idrogeologico e sismico non prevede alcuna legislazione che disciplina il rischio catastrofico e affida al governo l’onere di approntare,  di volta in volta, i mezzi, i programmi e i piani di gestione delle crisi.
Una   polizza   anti   calamità   naturali   obbligatoria   era   stata   proposta, senza   successo,   dal  secondo   governo   D’Alema,   inserita,   poi,   dal governo Berlusconi nella bozza della finanziaria del 2005 e, di nuovo, dal governo Prodi in quella del 2007. Le proteste erano, però, arrivate da   più   parti.  In   prima  linea le assicurazioni, ritenendo   quello   dei disastri naturali un rischio troppo oneroso per il sistema assicurativo e, sullo stesso fronte, la proprietà immobiliare e le Associazioni dei Consumatori.

Quest’onere è sempre stato coperto attraverso l’aumento del debito pubblico o con la creazione ad hoc di imposte speciali. Oggi tenendo in considerazione non soltanto, l’inefficienza e la mancanza  di tempestività dell’operato pubblico spesso imbrigliato nella rete della corruzione e di una burocrazia lenta macchinosa e talvolta arbitraria , ma soprattutto il difficile stato in cui versa la nostra economia, questa soluzione non sembra più auspicabile.

Alcuni paesi (tra cui USA e Giappone) per gestire questi rischi utilizzano  particolari strumenti finanziari, detti DERIVATI ASSUCURATIVI; vediamo come nascono:

Il  territorio statunitense, nel 1992, è stato profondamente scosso dall'Uragano Andrew,  il primo della stagione degli uragani del 1992 che provocò la morte di 65 persone e danni per 26.5 miliardi di dollari di allora (circa 20 miliardi di euro odierni). I derivati assicurativi, sono nati proprio in quel periodo di mercato, cosiddetto "hard" del primi   anni   '90,
In un'operazione tipica, una società di assicurazione dopo aver assunto i rischi   in   questione cede  gli stessi  in riassicurazione  ad una società veicolo (special purpose vehicle o SPV), quest’ultima  emette contemporaneamente cat bond (cioè uno derivato, un'obbligazione il cui rendimento dipende dal verificarsi di un evento specifico) per   gli  investitori che operano sul mercato dei capitali.  Se non si verifica il sinistro, gli investitori ricevono un rendimento sul capitale e una serie di pagamenti cedolari che li ricompenseranno per l'uso dei loro fondi o per l'esposizione al rischio   sopportato.  Tuttavia, se si verifica  un evento catastrofico predefinito, gli investitori incorrono in  una perdita di interessi, di capitale o di entrambi.
In altre parole attraverso questi strumenti non si fa altro che trasferire il rischio di catastrofi al mercato dei capitali, con notevoli vantaggi per tutti, per gli assicurati (essi pagheranno un premio notevolmente ridotto), per le compagnie di assicurazione che potranno aumentare il volume di affari trasferendo il rischio degli stessi), e gli investitori (che otterranno strumenti adatti per la differenziazione)

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