Il giudizio di rating definisce la solvibilità di un titolo di debito, viene espresso attraverso un voto in lettere , in base al quale il mercato stabilisce un premio per il rischio da richiedere all'azienda per accettare quel determinato investimento. Scendendo nel rating aumenta il premio per il rischio richiesto e quindi l'emittente deve pagare uno spread maggiore rispetto al tasso risk-free.
I rating sono periodicamente pubblicati da agenzie specializzate, principalmente Standard & Poor's, Moody's e Fitch Ratings.
vediamo gli indici delle principali agenzie di rating:
Per avere un rating, una società, una banca o uno Stato devono rivolgere una richiesta esplicita a una delle agenzie di rating. Il servizio è a pagamento. Ottenuto l'incarico, l'agenzia inizia l'analisi della società, della banca o dello Stato. L'analista incaricato attinge da informazioni pubbliche (ad esempio, i bilanci), studia i fondamentali economici e finanziari e incontra i manager per raccogliere tutte le informazioni necessarie.
Terminato il lavoro dell'analista, sarà, un organo collegiale - e non un singolo analista - a valutare tutto il materiale raccolto e ad esprimere un giudizio sotto forma di rating.
Da questo momento in poi l'agenzia di valutazione tiene sotto monitoraggio il rating, per valutare eventuali promozioni o declassamenti.
Questo meccanismo espone al rischio di aggiotaggio e insider trading, ovvero all'omissione di comunicazione al mercato di informazioni in grado di abbassare il prezzo del titolo, che correttamente per la teoria economica deve incorporare nel prezzo tutte le informazioni disponibili in un dato istante.
In principio le prime agenzie di rating redigevano i giudizi sintetizzando voci di mercato, giudizi qualitativi espressi dagli addetti ai lavori e dagli operatori di mercato, oggi si utilizzano altri criteri (quelli sopradetti), più efficienti e oggettivi, è proprio così ? oppure le agenzie di rating non fanno altro che ratificare e sintetizzare ciò che il mercato ha già deciso da solo?
Vediamo:
Lo scorso 19 settembre, S&P's ha declassato l'Italia dalla "A+" alla "A" con outlook negativo: dopo essere stata la prima agenzia di rating, nella primavera del 2011, a mettere in dubbio la tenuta a medio-lungo termine dello standing creditizio italiano. A distanza di poco più di due settimane da questo annuncio di settembre, il 4 ottobre Moody's ha deciso di tagliare di tre gradini il rating italiano, crollato in un solo giorno dalla "Aa2" alla "A2" e con prospettive rimaste negative. Il 7 ottobre, anche Fitch ha sciolto le sue riserve, calando l'Italia di un gradino dalla "AA-" alla "A+", con outlook negativo.
Questo precedente di declassamenti a cascata preoccupa ora i mercati, che considerano S&P non solo la più severa delle tre principali agenzie di rating al mondo ma anche quella con ruolo di apripista. la storia si è ripetuta con ulteriori declassamenti a catena fino a Gennaio 2012.
Questo precedente di declassamenti a cascata preoccupa ora i mercati, che considerano S&P non solo la più severa delle tre principali agenzie di rating al mondo ma anche quella con ruolo di apripista. la storia si è ripetuta con ulteriori declassamenti a catena fino a Gennaio 2012.
Ora sarebbe interessante capire come si comportavano i mercati prima dei declassamenti
Ebbene i rendimenti dei titoli di stato a 1 anno erano in aumento già da tempo, o meglio da tutta l’estate. A voler essere maliziosi si può ipotizzare che le agenzie di rating comprano il giornale, dopo una breve lettura esprimono un giudizio.
In questo caso come in tutti gli altri, i mercati decidono se e quanto un titolo è solvibile! le agenzie di rating ratificano e sintetizzano il giudizio, per la gioia dei TG.
Quindi è il rating ad influenzare i mercati, o viceversa? la risposta non è semplice!
Infatti sappiamo che i fondi comuni di investimento o più in generale tutti portafogli di investimento, vengono costruiti in modo tale, che il profilo di rischio rendimento sia differenziato.
Sia il rischio che il rendimento, sono desunti attraverso medie statistiche dei profili dei singoli titoli che compongono il portafoglio, differenziare vuol dire inserire in portafoglio titoli con caratteristiche differenti, es. un titolo molto redditizio quindi rischioso come un bot a 3 anni italiano, e un titolo privo di rischio quindi scarsamente redditizio come un bond tedesco.
Nel comporre il portafoglio si tiene conto del rating per giudicare i vari titoli che lo compongono, le implicazioni di ciò sono enormi; considerando che i tassi di interesse di un qualsiasi titolo, nascono dall’incontro tra la domanda e l’offerta di quel titolo.
Quindi in conclusione è vero che sono i mercati a giudicare per primi, se e quanto un titolo è solvibile, ma il rating espresso ex post a sua volta influenza le forme di gestione collettiva del risparmio, perchè queste società devono necessariamente tenere conto del rating dei singoli titoli, così è stabilito dalla legge, il perchè non ci è dato sapere.
Quando il rating di un titolo viene declassato le società di gestione del risparmio devono rivedere i loro portafogli, può accadere che la domanda di quel titolo scenda, quindi aumentare il suo tasso, in questo modo il rating influenza i mercati! esso è che gioco, un circolo vizioso, come il cane che si morde la coda.
Date un'occhiata a questi link:
- Guardia di Finanza negli uffici di milanesi di Standard & Poor's
- Draghi declassa le agenzie di rating
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