Con le accuse di pirateria informatica massiccia su scala globale, violazione delle norme a tutela del diritto d’autore, Kim “Dotcom” Schmitz, creatore del sito di condivisione file Megaupload rischia 50 anni di prigionia. La denuncia risale al 5 gennaio, per il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, Kim ha provocato danni per mancati introiti alle etichette cinematografiche e audiovisive pari a 500 milioni di dollari (sarebbe interessante capire in che modo vengono fatti questi conti).
Lo scontro che vede da un lato i vecchi poteri (Hollywood, l'industria discografica la camera di commercio americana, mr skay Rupert Murdoch ed atri) e dall’altro i nuovi mezzi di comunicazione (Rapidshare, Hotfile, Fileserve, Youporn, Torrent ed Mule e in generale l’universo streaming e P2P) produce la sua prima vittima; mr skay sarà contento.
Ma non è finita, gli hacker attaccano: 
convocata via Twitter dall'account @YourAnonNews, è partita circa un'ora e mezza dopo la chiusura di Megaupload, e ha utilizzato la tecnica del bombardando di richieste di accessi gli i indirizzi IP, gli hacker hanno reso inaccessibili le pagine web del Dipartimento della Giustizia statunitense, della discografica Universal, della Mpaa (la Motion Picture Association of America), della Riaa (Recording Industry Association of America); in tilt anche il web della Warner Music, dell'Fbi e l'ufficio del copyright statunitense. Un attacco che di certo verrà ricordato.
Se leggi come la Sopa e Protect Ip Act - che rischiano di stuprare seriamente la libera diffusione delle informazioni e della cultura sul web - entrano in vigore, censure come quella subita da megavideo non faranno più notizia .
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